Perché PièVeloce?
Perché piè veloce è l’epiteto di Achille, l’eroe greco per eccellenza, che corre veloce verso la vittoria, consapevole di essere forte, ma di essere un uomo, e quindi vulnerabile, con un tallone, il “tallone di Achille”, che gli permette di stare saldamente su due gambe, ma che rappresenta anche il suo limite, la misura della sua mortalità: limite e misura di ogni singolo essere umano.
Piè veloce è l’uomo bipede – che si è alzato in piedi, ha liberato le mani, ha conquistato la posizione eretta, ha sviluppato il cervello, l’intelligenza, la parola, ha compiuto innumerevoli passi e impresso innumerevoli orme nel suo lungo viaggio, rivolgendo lo sguardo all’orizzonte, al cielo, alla terra, alle piccole e grandi cose della vita quotidiana. Ma sebbene bipede e veloce, Achille – nel paradosso di Zenone – è incapace di raggiungere la tartaruga che lo precede. Perché non siamo i più veloci e abbiamo sempre una tartaruga davanti a noi. La nostra “tartaruga” è la natura, che precede e supera la specie umana, la nostra velocità e la nostra intelligenza.
Piè veloce è anche un dio, il dio greco Hermes, nel mondo romano Mercurio, detto “alìpede”, dai piedi alati, perché corre veloce dall’Olimpo alla Terra e dalla Terra all’Olimpo, in qualità di “messaggero degli dèi”. Hermes/Mercurio è il dio della parola: la parola “chiusa”, ermetica, e la parola “aperta”, ermeneutica, cioè interpretativa; ed è quest’ultima che a noi interessa. La parola come chiave per aprire porte semantiche, concettuali e lessicali. La parola come spazio di incontro e comprensione, anziché scontro e divisione.
Piè veloce è il correre dei tempi, il ritmo accelerato che viviamo: ansiosi, frenetici, confusi. E piè veloce è il nostro stile: libri agili, articoli veloci, mappe e alfabeti culturali – per conoscere, comprendere e orientarci in questo nostro mondo e in questo nostro tempo.
Piè veloce è l’epiteto di Achille, la sua qualità più significativa e caratterizzante. Correre veloce sul campo di battaglia, con tutta l’armatura addosso. Di questa armatura noi abbiamo scelto per rappresentare il nostro logo due oggetti che sono due simboli vitali: l’elmo e lo scudo. Perché abbiamo bisogno di un elmo che ci protegga la testa, e cioè l’intelligenza e la coscienza, dai colpi dell’ignoranza e della menzogna. E abbiamo bisogno di uno scudo come quello di Achille, su cui Efesto, il fabbro degli dèi, ha rappresentato un cosmo intero: terra, cielo, mare, sole e luna incoronati di stelle; e due città: una in pace, l’altra in guerra. Noi siamo per la città in pace. Ma quando è in atto una guerra, è bene munirsi di un elmo di bronzo e di un grande scudo su cui è disegnata una mappa: istruzioni di viaggio, orientamento, direzione. La mappa nel nostro logo è un libro aperto sulla sommità dell’elmo: perché una testa senza conoscenza è come un elmo senza testa.