Filosofando

Halloween

“Halloween” deriva dalla contrazione di “All Hallows Eve” e fa riferimento alla festività cristiana anglosassone di “Ognissanti”, ma la ricorrenza si radica nell’antica celebrazione celtica di Samhain (“fine dell’estate”), in cui avveniva la transumanza del bestiame e ci si preparava alla stasi dell’inverno, la stagione “morta”.

Durante la notte fra gli attuali 31 ottobre e 1 novembre si credeva che il velo che separa il mondo materiale dei vivi dal mondo invisibile e sovrannaturale degli spiriti fosse permeabile e permettesse di riallacciare quel filo che ci lega ai nostri antenati, aiutando le nuove generazioni a ritrovare quel senso ancestrale di appartenenza e rinnovando la vitalità della tradizione.

Ma cosa c’entrano i demoni, i diavoli e gli spiritelli che popolano le moderne fantasie macabre che tanto divertono i bambini? In verità ben poco, ma una cultura come quella contemporanea, che consuma maniacalmente le istanze vitali individualistiche e censura qualsiasi riferimento alla morte, intesa nichilisticamente come semplice annullamento dell’esistente, non può che provare orrore di fronte alla morte, rimuovendo il ciclo vita-morte-rinascita in cui iscrive il senso stesso del mondo.



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