Filosofando

Black Friday

Fu per la prima volta nel 1924 che la catena dei grandi magazzini Macy’s negli USA organizzò la parata del Black Friday il venerdì successivo alla festività del “Ringraziamento”, offrendo sconti importanti per aprire la stagione degli acquisti natalizi. Ma fu solo dal 1952 che il “Black Friday” divenne un’istituzione informale.

Il termine “Black” deriva dalla notazione contabile per i conti delle imprese, perché i profitti provenienti dai “saldi”, oltre a permettere di svuotare i magazzini dalle giacenze, portavano (e portano) i conti in attivo entro la chiusura fiscale dell’anno solare: ovvero in “nero”, rispetto al “rosso” del passivo.

Quindi l’esigenza dei “saldi” non nasce dal venire incontro alle difficoltà del cliente, ma, pur in una logica win-win, dal vantaggio evidente per l’azienda. E quale miglior periodo delle settimane precedenti al Natale, quando tutti comprano regali?

Non è questa la sola ragione per cui il Natale è caduto preda della trappola consumistica dell’acquisto compulsivo (sebbene acquistare un regalo ai saldi convenga a tutti quanti). La responsabilità è anche nostra e non solo dell’economia di mercato, perché è più facile togliersi il pensiero con un acquisto “scontato”, piuttosto che “investire” su una relazione autentica e profonda, che richiede un impegno per il quale non sono previsti sconti!



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