Dizionario ragionato

Mito

Dal greco antico mythos: racconto che ha per protagonisti dèi, eroi e animali fantastici. Nell’antica Grecia il mito appartiene alla religione, legato a doppio filo al rito e al culto degli dèi (politeismo). Dietro ogni rito c’è un mito, un racconto che dà voce, immagine e significato alla pratica religiosa. Ma non dietro ogni mito c’è un rito, perché il mito ha una sua realtà autonoma, di racconto simbolico del mondo e delle forze operanti nel mondo, personificate e fatte a immagine dell’uomo.

Il mito affonda nella notte dei tempi e appartiene alla cultura dell’oralità, secoli e millenni prima che venga introdotta la scrittura alfabetica e che si sviluppi parallelamente la razionalità. Il mito è un sapere globale, un’“enciclopedia tribale”, che rappresenta l’identità di un popolo. Attraverso il linguaggio del canto, della musica e delle immagini, il mito risponde alle domande relative al mondo, all’aldilà, agli dèi, agli uomini. Il mito è cultura religiosa, memoria collettiva, collante sociale, saggezza popolare. Per quanto divisi e organizzati in più di mille villaggi e città, gli antichi Greci, al di là della loro provenienza e del loro livello sociale e culturale, erano uniti dal mito e si identificavano nella stessa tradizione condivisa, da cui traevano ispirazione per l’arte e la poesia.

Il mito è per natura genealogico, racconta l’origine (in greco archè) di ogni cosa: l’origine degli dèi, degli uomini, della tecnica, dei riti, dei culti, dei grandi avvenimenti storici trasfigurati e idealizzati. E poiché il mito è racconto delle origini e all’origine di ogni cosa c’è sempre un mito, l’inesauribile patrimonio mitologico, tramandato oralmente di generazione in generazione, fissa e tesaurizza una tradizione (“così è, così è sempre stato e sempre sarà”); e la tradizione si pone come esemplare: fornisce modelli ideali da imitare e su cui puntellare l’immaginazione, l’emozione, il pensiero e il comportamento di un popolo e dei singoli individui.

Oltre alle madri e alle nutrici, sono gli aedi, cioè i cantori, che raccontano i miti, che conservano e comunicano oralmente, di bocca in orecchio, la tradizione. Omero ed Esiodo (VIII e VII secolo a.C.) sono i primi due grandi poeti greci che mettono per iscritto, attraverso la scrittura alfabetica, una piccola parte dell’immensa tradizione mitica. L’Iliade e l’Odissea di Omero, la Teogonia e Le opere e i giorni di Esiodo, segnano l’inizio della letteratura greca, nonché europea, ma anche la fine, o meglio l’erosione, della tradizione orale.

Nato come racconto orale, infinitamente ripetuto e variato di luogo in luogo e di tempo in tempo, il mito mantiene la sua forza evocativa anche nella civiltà del libro e della scrittura, fino ad oggi, dove l’arte, la letteratura, il cinema e la cultura dell’immagine e dell’immaginazione attinge a piene mani al simbolismo del mito e alle sue metafore sul mondo.



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